Nascita e distruzione dell’Ordine

Baldovino II cede la sede del Tempio di Salomone a Hugues de Payns e Gaudefroy de Saint-Homer.
Miniatura da Histoire d’Outre-Mer di Guglielmo di Tiro, XIII secolo

L’Ordine, secondo alcune fonti, avrebbe inizio nel 1118, quando Hughes de Payns (o Paynes) ed altri otto Cavalieri, si recano nella Gerusalemme dell’epoca, appena riconquistata dai Crociati, assumendo il nome di Pauperes Milites Christi e proponendosi come scorta dei pellegrini in viaggio verso la Terra Santa in difesa degli assalti, frequenti e spesso mortali, dei predoni lungo il tragitto verso Gerusalemme.

Baldovino II, re di Gerusalemme (immagine sopra), accetta di buon grado l’aiuto di questi Cavalieri intuendo gli aspetti positivi derivanti dal loro apporto armato contro i predoni e, potenzialmente, anche contro gli arabi. Dietro loro richiesta, concede l’utilizzo delle rovine del Tempio di Salomone come quartier generale e centro per le attività terrene e spirituali.

San Bernardo da Chiaravalle che concede la Regola della Nova Militia Christi

Inizialmente, l’Ordine non dispone di una regola né comportamentale, né militare, né monastica, ma in occasione del Concilio di Troyes, svoltosi in Francia nel 1128, S. Bernardo da Chiaravalle (o di Clairvaux) suggerisce le prime regole (con precisione 72) per una cavalleria religiosa e militare che possa offrirsi come vera e propria contrapposizione e/o integrazione della cavalleria laica preesistente. S. Bernardo aveva già iniziato a lavorare su questa formalizzazione da tempo ed il definitivo riconoscimento da parte delle Autorità ecclesiastiche dette un fortissimo impulso all’Ordine che, dal quel momento in poi, comincia ad infoltirsi sempre più, ad ottenere privilegi, ed a crescere di importanza quantitativa e qualitativa sotto il profilo militare, economico-finanziario e, quindi, politico.

Miniatura del 1400 del Concilio di Troyes

Essendo sottoposto unicamente all’autorità del Papa, l’Ordine risulta esente da ogni tipo di imposizione fiscale e dall’ubbidienza nei confronti dei poteri temporali, sia laici sia ecclesiastici, quindi libero di agire autonomamente in molti ambiti. Nonostante questi aspetti positivi, confortati da una saggia ed oculata gestione dei beni patrimoniali, portino la potenza economica e l’influenza politica dell’Ordine, in poco meno di due secoli, a divenire molto significativi nella realtà del tempo, ne determinano indirettamente anche il declino. L’immenso potere dei Templari li rende mal visti dai monarchi del tempo e dalla Chiesa istituzionale.

In Oriente, i cavalieri combatterono la loro guerra santa, coprendosi di gloria, pagando un pesante tributo di sangue per due secoli, addossandosi i ruoli più pericolosi durante i combattimenti, basta ricordare che, dei 22 Maestri dell’Ordine, ben 13 morirono con la spada in pugno, e guadagnandosi l’appellativo di: “Militia armata di San Bernardo”.

In Occidente, i cavalieri compirono un’opera altamente civilizzatrice: furono costruttori di ponti;  edificarono chiese, ospizi, strade e villaggi; bonificarono terreni paludosi ed incolti seguendo i sistemi cistercensi e fondarono una fitta rete di case-forti, chiamate “commende”, che ricoprirono l’intero territorio europeo permettendo ai templari, ed ai loro assistiti, di passare la notte in luoghi sani e protetti da pericoli. Le commende sorgevano ovunque: nelle vicinanze di fiumi, lungo le antiche vie consolari, nelle campagne, nei villaggi e nelle città; venivano costruite volutamente a distanza di un giorno di tragitto a cavallo fra una commenda e l’altra, tenendo conto della difficoltà del territorio. In Italia, le commende venivano chiamate “precettorie” o “mansioni” a seconda della loro importanza e comprendevano: un convento con torri di vedetta ai lati, una cappella, una foresteria, una scuderia, un’armeria, un cimitero ed un vivarium o pescheria, dove venivano allevati i pesci di cui i cavalieri templari facevano largo uso, dato il particolare regime di alimentazione seguito.

Per facilitare gli spostamenti fra Oriente ed Occidente, i templari si avvalevano di una potente e prestigiosa flotta, alla fonda nel porto della Rochelle, in Francia. Le navi templari, però, al di là dei traffici usuali fra i luoghi santi e i porti europei, erano utilizzate anche per intraprendere nuove rotte occidentali. È noto a molti che i templari si spinsero sino alle terre che, secoli dopo, saranno chiamate Americhe. Da questi territori occidentali prelevarono l’argento, di cui all’epoca l’Europa era sprovvista, utilizzandolo per la costruzione delle 80 grandi cattedrali gotiche europee.

Dopo la caduta di S. Giovanni d’Acri (1291), i templari posero il loro quartier generale a Cipro con lo scopo di avvicinarsi geograficamente a Gerusalemme, città da riconquistare, ma mantennero Parigi come centro finanziario, politico ed economico.

L’assedio di Acri in una miniatura di un artista francese del 1400

La cessata attività militare dell’ordine portò i templari ad occuparsi ancor più di problemi finanziari e amministrativi. Banchieri e tesorieri di papi, re e principi, furono gli inventori della “lettera di credito”, grazie alla quale il denaro poteva circolare ovunque con sicurezza. Il sistema della “fede di credito” si basava su un alfabeto criptato, conosciuto da pochi e che veniva riformulato ogni due settimane. La fede, nella prima parte del testo, conteneva la descrizione dei caratteri somatici del portatore e una parola chiave che faceva risalire al periodo e alla zona di rilascio del documento, ciò per evitare perdite di danaro nel caso la lettera di credito fosse stata rubata al reale possessore ed esibita per la riscossione del denaro in maniera fraudolenta.

L’Ordine era diventato nel tempo una potenza economica sempre più potente, pari ad uno stato nello stato. Le enormi donazioni ricevute, le redditizie operazioni bancarie, le proprietà terriere grandi come feudi e gestite magistralmente e tutti i privilegi accumulati dai templari nel tempo suscitarono le invidie di laici, ecclesiastici e re.

Fra i maggiori nemici dei templari, spicca il ruolo di Filippo il Bello, re di Francia, debitore di enormi somme e fortemente impaurito dal potere templare. Questi, allevato dal tutore Egidio Romano Colonna con spirito belligerante ed ostile verso la Chiesa di Roma, si servì di personaggi di dubbia reputazione per accusare i templari di aver fatto fallire le Crociate, di essere eretici e colpevoli di altri tredici capi di accusa.

Il Re di Francia, detto Filippo il Bello, passivamente sostenuto dal Papa Clemente V, sfrutta abilmente proprio le inimicizie che l’ordine del Tempio era riuscito a suscitare con la sua potenza finanziaria e la sua influenza politica riuscendo, con un abile colpo di mano, ad arrestare in massa i Templari, specialmente quelli francesi, a sottoporli ad interrogatori estenuanti, reclusioni disumane e torture corporali e psicologiche, fino ad inviarli al rogo. Filippo il Bello confisca tutti i loro beni terreni ed induce Clemente V a scrivere la Bolla Vox in excelso, del 22 marzo 1312, con la quale l’Ordine è sospeso in tutto il mondo fino ai giorni nostri.

La storia dell’Ordine sembra dunque racchiudersi tra il 1118 ed il 1314, data della morte sul rogo del Maestro Jacques de Molay. Nella realtà, tuttavia, l’Ordine, che sembra aver avuto inizio anche prima del 1118, ha continuato ad operare anche dopo il 1314 e continua a vivere destando interesse nei cuori di molti.

Il rogo sul quale arsero vivi l’ultimo Maestro Jacques de Molay e Geoffrey de Charnay, acceso su di un’isoletta sulla Senna a Parigi, davanti alla Cattedrale di Notre-Dame, l’11 marzo 1314 (manoscritto della fine del XIV secolo)